Martina Caironi
Sono una ragazza normale. Nata a Bergamo nel 1989, vita mondana, molti amici, tanto sport. Nel 2007 un incidente in motorino mi ha cambiato la vita: mi viene amputata la gamba sinistra, sopra il ginocchio. Dopo un trauma del genere, le prime cose che pensi sono quelle che non puoi più fare e a quanto sei costretta a dipendere dagli altri.
Una volta uscita dall’ospedale inizi a confrontarti con la realtà e sperimenti i tuoi nuovi limiti.
Avevo perso mezza gamba ma tutto il resto era rimasto, ero sopravvissuta e soprattutto la testa con cui ragionare c’era ancora!
Dalla volontà di tornare a vivere bene sono ripartita, piano piano. Prima con le stampelle per mesi, e poi la prima protesi per camminare. Poco dopo, non mi è più bastato.
Volevo tornare a fare sport, a sentirmi veloce, a sentirmi abile.
Nel 2010 ho iniziato con le gare di atletica. La mia passione per lo sport e la mia curiosità nel mettermi alla prova, oltre che alla determinazione e al sudore, mi hanno consentito di scalare la classifica mondiale, fino ad arrivarne all’apice, con record su record.
In questi anni sono diventata una buona comunicatrice, parlo di frequente in luoghi pubblici, nelle scuole o in conferenze e trovo ogni volta reazioni positive, stupite, compiaciute.
Vedo con i miei occhi che il mio semplice uscire di casa con la mia protesi con una cover nera, e andare a fare delle attività per me normalissime, può ispirare le persone intorno a me e far nascere in loro la consapevolezza che una persona con disabilità è prima di tutto una persona.
Ritengo che l’integrazione sia una delle parole chiave per ogni tipo di diversità, sia essa dovuta ad una disabilità, al colore della pelle o ad una lingua diversa.
Per questo motivo studio le lingue e giro il mondo, anche grazie allo sport.